Premessa
Nel fine settimana scorso (3 e 4 giugno 2023) si sono svolte al Palacavicchi di Pieve di Cento le finali dei nazionali a squadre e del Trofeo B-Cup organizzate dalla Federazione Italiana Gioco Freccette, ovvero l’evento nazionale che, di fatto, chiude la stagione delle competizioni di freccette a punta di ferro.
Da decenni, ormai, il Palacavicchi di Pieve di Cento ospita tutte le competizioni più importanti organizzate dalla F.I.G.F. e, per questo, è diventato non solo un luogo di gara, ma anche un simbolo del tipo di atmosfera che si crea in quegli eventi ed un luogo dove tutti i giocatori che partecipano agli eventi, accumulano ricordi che condividono assieme agli altri nutrendo a vicenda la propria passione per questo sport.
Per questo, oggi, voglio buttare lì un po’ di considerazioni varie sui giorni (splendidi) appena passati.
Primi pensieri
Ai lupi gli spazi chiusi non piacciono. La prossima volta usate le scale, non l’ascensore 😉
Immagine simbolo della tensione che aleggiava al Palacavicchi durante la partita di quarti di finale tra quelli che erano i campioni uscenti contro quelli che sarebbero diventati campioni di lì a poche ore: una madre faceva dondolare un passeggino del figlio di una sua amica… ma il passeggino era vuoto. 😛
È vero che, viste le squadre arrivate nella finale della B-Cup e nella finale del Campionato a Squadre, mi aspettavo delle finali più combattute, ma resta il fatto che, per poter avere la possibilità di perdere una finale, prima ci devi arrivare, e questa non è una cosa scontata. Mai.
Il livello di gioco mostrato dai nuovi campioni in carica durante tutta la manifestazione è stato impressionante.
Qualcuno mi spiega perché sembra che nessuno mi creda quando dico che, per risolvere i problemi coi ferri, bisogna tirare delle freccette da 48 grammi?!?! Se tiri quelli, i ferri li buchi e le freccette entrano nel bersaglio 😀
Dire ad un giocatore del dart club Wolves: “Lupi, Orsi Blu, certo che il Friuli è un posto pericoloso” e sentirsi rispondere “Certo! È pieno di bestie!” non ha prezzo
Quanto è stato bello rivedere a Pieve di Cento persone che erano anni che non incontravo!
Effetto Palacavicchi
Capitolo 1
A causa della cappa di afa che, da sempre, lì regna sovrana, la quantità di boiate che esce dalla bocca degli astanti, è direttamente proporzionale al tempo consecutivo che le persone passano all’interno del tendone.
Capitolo 2
Qualche giorno fa, ho visto un meme che recitava:
se arrabbiarsi con Dio è pregare, allora il Veneto è la nuova terra santa
Se questo è vero, allora il Palacavicchi di Pieve di Cento a Maggio ed a Giugno è il muro del pianto di Gerusalemme.
Capitolo 3
Sai che al Palacavicchi di Pieve di Cento un giocatore ha preso una tripla che stava mirando, perché il volume delle urla si alza in maniera sensibile; sai che al Palacavicchi di Pieve di Cento un giocatore ha chiuso un leg perché il tetto del tendone si gonfia per via dell’impatto dell’onda sonora creata dall’urlo dei tifosi.
Capitolo 4
Quando la grandine colpisce il tetto del Palacavicchi fa più o meno lo stesso effetto del passaggio di centinaia di carrarmati.
Capitolo 5
Il sentire le stringhe delle scarpe questa mattina ancora bagnate, per tutto il sudore finitoci sopra in questi due giorni di gare, è l’ennesima riprova che il Palacavicchi di Pieve di Cento, a Maggio ed a Giugno, è quasi un’esperienza mistica.
La scena più sorprendente della due giorni.
Stiamo giocando il primo incontro del girone contro i “Miro Chi Chiappo La” (confermo che siete un dart club di bugiardi, che dove mirate, prendete 😉 ). Io ho già giocato la mia partita di singolo, perdendola, ed ora sono ai tavoli dietro la pedana che sto incoraggiando i miei compagni che sono entrati in pedana.
Nelle pedane a fianco alle nostre sta giocando il club “Doppio Urlo” ed, alle mie spalle, il loro presidente tiene fede al nome del club gridando dopo ogni turno di ogni suo giocatore e, a un certo punto, grida a me:
“SALZAAAAAA! VOGLIO SPACCARTI I TIMPANI TIFANDO” (ci conosciamo da anni, quindi so che ci si sta prendendo in giro in modo bonario)
Al che io rispondo, girandomi quanto basta per guardarlo di sottecchi, gli dico: “Sono stato in prima fila davanti alle casse di concerti come Savatage e Manowar, i tuoi urli non li sento neanche”.
Appena finita la risposta, sento una voce di donna arrivare dalla mia sinistra che dice, rivolta al presidente del doppio urlo “Io sono stata davanti alle casse in un concerto dei Cannibal Corpse. Confermo, sei un dilettante! Se vuoi, dopo, ti faccio io un bell’urlo in growl”.
Allora mi giro verso la voce sogghignando beffardamente e, dopo un rapido scambio di battute, le dico:
“Io e te dobbiamo scambiarci i contatti” e lei risponde “sono d’accordo”.
Si è vero: noi metallari siamo immuni alle urla.
Sulla squadra di cui faccio e sul nostro percorso.
È stato bello rendersi conto che ci siamo divertiti tutti e che abbiamo anche saputo fare gruppo e fare squadra anche dopo essere stati eliminati ai gironi.
La cosa migliore è stata questa: nel secondo incontro, quando gli avversari hanno vinto la quinta partita dell’incontro, portandosi sul punteggio di 3 partite a 2, di fatto erano qualificati e ci avevano eliminati dal torneo. A dispetto di questo, nessun giocatore, né nostro né loro, ha mollato il colpo, giocando con sufficienza. Tutti si sono impegnati al massimo e siamo riusciti a portare i nostri avversari sul punteggio di 4 partite pari a dover giocare la partita decisiva.
Alla fine abbiamo perso 5 partite a 4 (l’ultima partita persa per 3 leg a 1) ma nessuno di noi ha regalato niente a loro e siamo anche riusciti a giocare a buon livello.
Siamo sulla strada giusta e possiamo migliorare.
Post scriptum
E sta pure a vedere che, in questa occasione, ho pure trovato una persona che può seriamente rispondere alla mia annosa domanda sul processo di accostamento sui colori…
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