Qualche settimana fa ero andato dai miei zii e, entrato in casa loro, ho visto mia zia a tavola che chiacchierava con un’altra donna più giovane sia di lei che di me.
Salutati i presenti e chiesto quello che dovevo chiedere a mia zia, la giovane donna mi guarda e mi chiede
Ti ricordi di me? Io mi ricordo di te…
Il mio sguardo deve essere stato abbastanza eloquente e del tipo “non mi sto ricordando proprio chi sei” e, quando mi dice il suo nome capisco perché: l’ultima volta che l’avevo vista era una bambina o poco più e nei più di vent’anni in cui non ci siamo visti il cambiamento è stato tale che mai sarei riuscito a riconoscerla se non mi avesse detto chi era.
Arriviamo all’antivigilia di Natale e, con Fabiana, dovevamo andare sia a controllare come procedevano i lavori di ristrutturazione in casa (scriverò anche in merito a questo quando saremo tornati operativi in casa nostra) ed a fare le commissioni.
Io, la sera prima, in macchina avevo selezionato come album da ascoltare “Genius part 1: A Human into dreams’ world” di Daniele Liverani (un disco prog metal abbastanza aggressivo come attitudine) e quindi, per venire incontro ai gusti della mia mogliettozza, che mal digerisce i suoni troppo distorti ed i volumi troppo alti, cambio album e metto su “Nebraska” di Bruce Springsteen che è un album acustico e molto soffuso e quando inizia la prima canzone dell’album (che è anche quella che gli da il titolo) parte subito un ricordo.
Infatti io, all’età di 18 anni, ho fatto per una settimana l’animatore di centro estivo in una scuola materna (coi bambini dai 3 ai 5 anni) e, quando dovevo far addormentare il gruppo di cui ero responsabile per il riposino pomeridiano, io mi mettevo su una panchina e cominciavo a cantare “Nebraska” sussurrandola che, pur avendo un testo che parla di cose terribili ma che comunque non poteva essere capito dai bambini presenti, aveva una melodia molto dolce e pacata che facilitava il rilassamento e l’addormentamento dei bimbi in questione.
Mentre in macchina scorrevano le note di quella canzone, quindi, mi arrivata in mente l’immagine di una bimbetta di quel gruppo che, al tempo, aveva 3 anni e poco più, dallo sguardo sempre un po’ imbronciato e mi sono chiesto “chissà che fine ha fatto quella bimbetta 33 anni dopo, chissà che donna è diventata e com’è la sua vita”.
Il tempo vola quando ci si diverte.
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